Da Tegucigalpa: La fiesta e il funeral

In esclusiva per il blog resistehondursita.blogspot.com il racconto di due attivisti italiani in Honduras per seguire il processo elettorale golpista, al fianco dei movimenti sociali honduregni.

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Meno due. Divisi in due. Tegucigalpa è oggi spaccata. La frattura è evidente, nelle strade, tra la gente. Ogni elemento si scontra con il suo opposto. Come una moneta l’honduras è divisa in due parti e lo scontro è tangibile. Non ci sono posizioni intermedie. La mediatas è scomparsa il 28 di giugno. E questa polarizzazione ha raggiunto, in prossimita´delle elezioni, l’apice, o il fondo. Bianco o nero. Micheletti o Zelaya. Golpe o democrazia. Militari armati o resistenza pacifica. Liberismo o socialismo del XXI secolo. Oligarchia o popolo. Fiesta o funeral.

Sono due gli eventi che meglio rappresentano questo clima. Lunedì 23 novembre, presso il campo da baseball adiacente allo Stadio Nacional si è tenuta la fiesta di fine campagna elettorale di Pepe Lobo, candidato alla presidenza per il partido nacional, lo stesso di Micheletti, e probabile vincitore delle elezioni “farsa”. Tutto in grande stile. Grande palco. Manifesti ovunque. Folla eccitata. Ampio dispiego di mezzi di comunicazione e tv nazionali, che stimano le presenze intorno alle 15.000, anche se noi ne stimiamo 3/4.000. Presentazione di tutti i candidati e discorso finale di Pepe Lobo con un interessante e alquanto ironico “Cambio ya! Cambio ya! Cambio ya!” Lancio di gadget sulla folla. Sventolio di bandiere e tormentote musicale ripetuto centinaia di volte: “Falta poco, porque el nuevo presidente seria Pepe Lobo!”. Ripeto, tutto in grande stile. Al suo arrivo il futuro presidente è salutato da una folla festante e questo entusiasmo si mantiene per quasi tutta la manifestazione. Sembra una vera e propria fiesta. Il discorso di Pepe Lobo è alquanto banale e si può così riassumere: “Il muro di Berlino è caduto nel 1989. L’URSS si è sfasciata nel 1991 e la Cina ancora apparentemente comunista ha un sistema economico marcatamente capitalista. Inutile e contraproducente ripercorrere queste strade fallimentari. Il futuro è il liberismo, (ma non il neoliberismo che ha provocato la crisi) con una forte attenzione alla popolazione piu´povera.” E' proprio a questi che rivolge le promesse maggiori in termini economici e di sicurezza. Ya! Ya! Ya! Il discorso è di una banalità impressionante ma è molto logico se si considera che la folla è composta da ragazzi e ragazzi, alcuni neanche maggiorenni. Da bambini e genitori che appartengono alle classi più povere della città. Non ci sono bianchi che lottano per recuperare i gadget a forma di stella lanciati dal palco. Tutto fila perchè la stragrande maggioranza è pagata 30 lempiras per essere lì. Probabilmente questa è la prima e sarà l’unica riforma popolare attuata da Pepe Lobo: 30 lempiras per partecipare alla sua fiesta di chiusura di campagna elettorale.

Ma a Tegucigalpa vige la dicotomia. Un lato della medaglia si scontra obligatoriamente con il suo opposto. Due giorni dopo, il 25 di novembre, presso l’UNAH, l’Università Nazionale dell’Honduras viene celebrato il funerale della democrazia. Gli studenti del collettivo FRU, Fronte de Reforma Universitaria, mettono in scena, simbolicamente una marcia funebre con l’obiettivo di defribillare le coscienze dei loro compagni. La morte, armata di mannaia, è a capo di un corteo di circa mille persone. La manifestazione termina il suo cammino nella piazza centrale dell'UNAH. Rappresentanti del FRU, maestri, professori e delegati dei lavoratori universitari si alternano al microfono per esternare il loro cordoglio e la loro rabbia verso il golpe e le imminenti elezioni. Petardi, razzi e danze honduregne sono la cornice di questa celebrazione dal sapotre dadaista. I golpisti, l’oligarchia e l’esercito sono gli artefici di queso sanguinoso omicidio. Le lobby nordamericane, ma anche quelle italiane (ricordiamo tra tutte l’Astaldi e la Goldlake) sono i mandanti impuniti. Il popolo honduregno la vera vittima. La preghiera ricorrente dei rappresentanti è rivolta proprio ai partecitanti: “No votar! No votar! No votar!”. Il clima, nonostante l’evento funebre è divertito e rumoroso e l’annuncio dell’occupazione dell’universita per il giorno seguente fa esplodere cori e danze. Il rito si avvia al termine e sulla bara che simbolicamente rappresentava la democrazia vengono posti i simboli dei partiti che parteciperanno alle elezioni e che aderiscono, di conseguenza al golpe: Partito Nacionalista, Partito Liberal (quello di Zelaya), Union Democratica, Democratiacristiana e Pinu. All’interno della bara vengono poste piccole cariche espolosive che, una volta accese, la fanno saltare e con lei il pubblico. Con un governo di fatto illegittimo è impossibile pretendere elezioni democratiche. Tutto fila. La morte della democrazia si trasforma, simbolicamente in morte della partitocrazia e di coloro che non hanno fatto nulla per evitare il golpe e la situazione attuale. Un rito garifuna chiude il corteo funebre e apre una danza che coinvolge tutti al grido di "Golpista fuera! Golpista fuera! Golpista fuera!".

La fiesta e il funeral saranno messe in gioco domenica 29 novembre. L’Honduras è un paese fisicamente spaccato, ma non in parti uguale. Queste elezioni farsa sapranno dirci qualcosa in più: fiesta o funeral.